Andrea Marcenaro:

Ieri ho fatto tutto per bene. Mi sono assicurato che i rubinetti non perdessero, ho spento lavatrice e lavastoviglie, non ho azionato lo sciacquone per la pipì, ho azionato quello più piccolo, col senso di colpa, per la cacca, ho aperto il rubinetto per lavarmi un dente, l’ho chiuso, riaperto per il secondo dente, richiuso, riaperto, richiuso e se n’è andata in questo modo una mezz’oretta. Poi ho diviso i rifiuti. Questi di qua, quelli di là, la carta, il vetro, il resto. C’è voluto il suo tempo. Finché mi sono fatto la pasta senza buttare l’acqua, per lavarci i piatti. Infatti li ho lavati. Dava un po’ sul colloso ma li ho lavati. Stavo per innaffiarci i fiori, per fortuna me ne sono accorto in tempo. Per i fiori bisogna usare l’acqua con cui si lava la frutta. La frutta, per la verità, l’avrei evitata. Ma bisognava bagnarci i fiori. Così l’ho presa, l’ho lavata, ho tenuto l’acqua e ci ho bagnato i fiori. All’ora del caffè ha suonato un amico. Non avendo altra acqua di risulta, l’ho dovuto fare con quella nuova del rubinetto. Gli ho passato lo zucchero. Io non ero nervoso. Alla domanda: “Non l’avresti di canna?” gli ho sparato.

Il Foglio