A caldo, ma neanche troppo.

  • Dei blog non ti puoi fidare: per i sinistri ha vinto Prodi, per i destrorsi Berlusconi ha distribuito castagne, i terzisti si attaccano alla noia.

  • Lo spin della felicità prodiana - dicono sia un concetto griffato - già scorre nelle rotative attraverso catenacci e articoli di fondo.

  • Era meglio puntare sull’ottimismo. Ma ormai c’è il patto generazionale: l’ideologia di Al Bano e Povia (“accontentarsi delle briciole”, “il segreto è volare basso”) batte l’immortale ottimismo di Tonino Guerra.

  • A parte suore e vecchie zie - elettorato facilmente stregabile dal suo sorriso ebete - se Prodi ce la fa è perché la gente voterà malgrado lui: sperando nei partiti che lo sostengono e nell’idea di togliere di mezzo una volta per tutte il Cav.

  • La teoria del paese allo sfascio perché c’è ressa alle Poste forse farà presa giusto a Sassuolo.

  • Prodi è tarato a due minuti e mezzo più uno: se gli si fa due volte la stessa domanda (vedi cuneo fiscale) si mette a parlare d’altro.

  • Nel ‘94 e nel ‘96 Berlusconi rideva molto di più di adesso, Prodi di meno.

  • Dell’Iran oggi 15 marzo 2006 non frega una minchia a nessuno, solo a Sorgi.

  • Il capo dell’opposizione, cioè Berlusconi, sembra puntare solo a riprendere il suo elettorato, ricordargli chi è e cosa ha fatto, e pregarlo di andare alle urne. Due passaggi tv con grande attesa (=pubblico) per lui sono comunque manna dal cielo.

  • Ma gli stati non sono consigli di amministrazione: anche se credi nel tuo bilancio positivo, posto che in due minuti e un po’ i numeri sono bla bla, meglio che ti fai venire un’idea. Berlusconi farebbe bene a tenersi qualche sorpresa per il secondo e ultimo confronto.

  • Per allora anche i due giornalisti potrebbero chiedere qualcosa che possa polarizzare un po’ di più lo spettatore.

Seconda parte, nella quale si comincia a citare Jacques Séguéla:

  1. Si vota per un destino e mai per una banalità

  2. Viene eletto colui che racconta al suo popolo quel pezzo di storia che ha voglia di ascoltare in quel preciso momento, a condizione di essere l’eroe di quella storia (copyright Mitterand)

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