Sulla spiaggia di Brighton - latitudine 50°49’ N, longitudine 0° 7’ W - ieri mattina la temperatura era di circa 9° centigradi. Le città di Brighton e Hove, amministrativamente unite dal ’97 e distanti da Londra circa 85 chilometri, contano 273.400 abitanti e vengono visitate da 8 milioni di turisti l’anno. Un figlio di Brighton degno di nota è Steve Ovett, il mezzofondista che nel 1980 vinse l’oro olimpico a Mosca chiudendo gli 800 metri in 1’45”40 e che ora, in riva al suo mare, può vedere la statua che la città gli ha dedicato prima di andarsi a mangiare una coppetta di granchio al vapore da uno dei pescatori che stazionano fronte spiaggia. Ma di tutte queste cifre, da ieri per me Brighton è un altro numero: il 14.

Forse diventi davvero “un runner” quando cominci a sfidare te stesso nei modi più improbabili. Di quelli a derisione assicurata almeno quanto i brani delle playlist che ascolti mentre corri. Un classico? Quelli che decidono che percorreranno 2014 chilometri nel 2014. Vuol dire, su per giù, 5,5 chilometri al giorno. Ma, soprattutto, una media di 2 ore libere ogni giorno per corsa, ginnastica, doccia, spostamenti vari. Trovarle mica è facile.

La mia sfida ridicola quest’anno è stata diversa. Correre in 14 città diverse nel 2014: Milano, New York, Londra, Roma, Trieste, Viareggio, Santa Marinella, San Venanzo, Pavia, Verona, Ferrara, Novara, Monza, Brighton.

Ora, questo sarebbe il momento in cui si manifesta la Rivelazione. Che cosa avrò mai scoperto raggiungendo questo mio buon proposito? Che mente e corpo insieme sono capaci di tutto? Che un paio di scarpe da corsa in più non stravolge nessun bagaglio? Che darsi delle scadenze aiuta poi a rispettarle? Che se fissi prima un obiettivo, poi lo hai a portata di mano? No, niente Rivelazione. Chi corre sa solo una cosa: che è meglio continuare a farlo.