A Nalchik, capitale della repubblica autonoma della Kabardino-Balkaria, nei giorni scorsi e successo un bel casino, quasi una seconda Beslan - dicono. Mark Steyn si e soffermato su come i media hanno raccontato l’avvenimento e quali parole hanno utilizzato. Da noi si e parlato di un battaglione di 300 guerriglieri, separatisti ceceni. Il New York Times parla di ribelli, France Press di militanti, lo Scotsman di forze ribelli, e cosi via. Solo il Toronto Star parla di militanti islamici. Secondo Steyn e il segno che anche nel nostro linguaggio sta prendendo piede la tolleranza verso gli intolleranti e che la definizione fondamentalisti islamici (lui scrive “the I-word”) venga utilizzata come il nome di Voldemort in Harry Potter: mai, o comunque il meno possibile.

I underestimated multiculturalism. After 9/11, I assumed the internal contradictions of the rainbow coalition would be made plain: that a cult of “tolerance” would in the end founder against a demographic so cheerfully upfront in their intolerance. Instead, Islamic “militants” have become the highest repository of multicultural pieties. So you’re nice about gays and Native Americans? Big deal. Anyone can be tolerant of the tolerant, but tolerance of intolerance gives an even more intense frisson of pleasure to the multiculti- masochists. And so Islamists who murder non-Muslims in pursuit of explicitly Islamic goals are airbrushed into vague, generic “rebel forces”.

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