Per chi respira aria di declino c’è questo breve saggio di Giuliano Da Empoli, “La sindrome di Meucci”. Secondo l’autore l’Italia dovrebbe puntare più sulla promozione culturale e lo sviluppo creativo che non sulle nanotecnologie. Fare leva sugli investimenti pubblici ravvivando le nostre città e lanciare un vero brand Italia nel mondo riprendendo in mano il made in Italy, che oggi frutta miliardi a imprese non italiane.

La contropartita del ritmo favoloso dello sviluppo nell’area del Sud-Est asiatico non consiste meccanicamente in un declino europeo (e italiano in particolare). Si tratta, al contrario, di un fenomeno suscettibile di produrre grandi vantaggi anche per noi. Applicando il modello americano che consiste nell’importare prodotti a basso costo, che riempiono gli scaffali dei Wal-Mart contribuendo a tenere sotto controllo l’inflazione, e nell’esportare servizi e prodott ad alto valore aggiunto (che nel nostro caso è, ripetiamolo, estetico e culturale più che tecnologico), i benefici potrebbero essere straordinari.

Marsilio