Alla questione del momento Leibniz dedica un unico post (aggiornato di tanto in tanto). Chi pensa che fare la guerra a Saddam sia semplice legga l’articolo i Carlo Jean sul Corriere e per oggi lasci da parte Riotta, preferendo semmai Piero Ostellino. Il sito della Stampa ieri c’era un articolo di Michael Novak (‘Dio ammette la guerra giusta’), oggi una pagina di vignette e altre facezie che girano sugli Usa. Oppure la storia delle cinque Europe dell’ambasciatore Biancheri. Oltreoceano sul New York Times Thomas Friedman, alle prese con falchi e colombe, e cristallino:

…the Bush hawks need to realize they cannot achieve their ultimate aim of disarming and transforming Iraq without maximum international legitimacy. And the Euro-doves need to realize they cannot achieve their aims of a peaceful solution in Iraq and preserving the U.N. and the whole multilateral order without a credible threat of force against Saddam Hussein.

E poi:

Naturalmente c’e anche chi la pensa in modo diverso. Uno per tutti Luigi Pintor, che fa riferimento al pezzo di Giuliano Ferrara, deifinito uno dei ‘maestri cantori della guerra’, e respinge l’idea che gli Usa siano vittime di qualche cosa (ma forza la mano nell’ultimo paragrafo). Per chi vuole tenere sott’occhio la situazione, su Slate - non da oggi - c’e il Saddamometro.

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