Marcello Sorgi (La Stampa): Nel mondo segnato da una sola grande potenza, e nei dodici anni che ci separano dal ‘91, Bush padre, Clinton e Bush figlio hanno in comune, oltre alla lotta al terrorismo e ai suoi alleati, l’aver combattuto a favore di popolazioni musulmane (e contro i regimi che le opprimevano) in Kuwait, Somalia, Bosnia, Kosovo, Afghanistan, Iraq. L’attentato dell’11 settembre non poteva che rafforzare una politica estera, come quella americana, fondata su una difesa attiva della sicurezza, sull’etica dell’esportazione della democrazia, e naturalmente su forti interessi economici, che come tutto vanno ridiscussi.

Beppe Severgnini (Il Corriere della Sera): Gli USA, quindi, intendono restare una superpotenza? Che domande: certo che si. Trovatemi un impero, nella storia, che abbia architettato la propria decadenza. L’Iraq e solo un primo passo. L’obiettivo e trasformare il Medio Oriente, un luogo del pianeta dove gli americani sanno d’aver sbagliato. Pensavano d’avere amici (e petrolio) sicuri, e hanno raccolto fallimenti e odio (su di se e l’alleata Israele). Ora provano in altro modo. Vogliono agire, non reagire. Non necessariamente con altre guerre. A Riad, Damasco e Teheran hanno la TV. Dovrebbero aver capito. Queste idee circolano da anni, a Washington. Dopo l’11 settembre 2001, i neoconservatori (“neocons”) hanno trovato un’amministrazione che li sta a sentire. Alcuni li conosco. Ne ho incontrati anche in dicembre all’American Enterprise Institute, il loro santuario. Siamo in disaccordo su molte cose. Ma so che vogliono un mondo piu sicuro. Non un campo di concentramento dove sventola la bandiera a stelle e strisce. Questa, piu o meno, e la strategia dell’America. Sarebbe interessante conoscere quella dell’Europa, ammesso che ne abbiamo una.

** ** Editoriale ( Il Foglio ): Il vero giorno della vittoria arrivera quando, restituita la stabilita possibile all’Iraq, l’uso misurato della forza delle piu grandi democrazie del mondo avra portato alle urne una decina di milioni di iracheni. Quando si riuscira a fare del mondo islamico mediorientale un mercato moderno e passabilmente capace di nutrire la gente e di garantirle liberta civile invece che un serbatoio di terroristi suicidi, un cupo paesaggio di nomenclature odiose, un forno a cielo aperto pronto a inghiottire Israele. E’ un giorno ancora lontano, ma ci stiamo avvicinando di buon passo. Ci avevano minacciato o promesso questa guerra, con un uso controllato e razionale della potenza, e hanno mantenuto la promessa nonostante le eccezioni di falsa legittimita dei legulei dell’Europa continentale. Non abbiamo dubbi sul fatto che manterranno anche le altre promesse: il petrolio sara usato per gli iracheni, non per il clan di Tikrit ne per la maggior gloria dell’industria occidentale, e dopo le orrende miserie della dittatura gli iracheni conosceranno le gioie e anche le splendide meschinita di una societa libera.

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