Per la serie “allora diamogli delle brioches” merita una letta la lettera che Claudio Sabelli Fioretti ha scritto a Fiorenza Vallino, direttore di Io donna, per la prima pagina della rivista uscita sabato scorso col Corriere:

Cara Fiorenza, vorrei fare una Grande Opera, ristrutturare casa mia. Ma nel mio conto in banca non c’è una lira. Vorrei anche mandare mio figlio all’Università, ma prima devo finire di pagare le rate della macchina. Non mi dispiacerebbe nemmeno fare causa all’inquilino del piano di sopra che mi ha allagato il salotto. Ma sono pieno di debiti e non hai idea di quanto costi rivolgersi agli avvocati e ai giudici. Tutto sommato dovrei decidere di sistemare un po’ la bocca, ma hai idea di cosa significhi oggi la fattura di un dentista? E’ tutto falso, fortunatamente. Non sono io. E’ il governo ad avere il fiato corto e il portafogli vuoto. Bambole, qui non c’è una lira. (…) Il governo si identifica veramente nel Paese e nei cittadini. Vive al di sotto della soglia di povertà. Ma dove li butta i denari? perché io, un paio di volte all’anno, anzi di più, gliene dò tanti di euro.

Avvolto da tanto buonismo Leibniz ha poi sfogliato il giornale in questione rintracciando in 20 pagine le seguenti pubblicità (Fendi, Malo, Moschino, Sisley, Lancome, Missoni, Alberta Ferretti, Bulgari Burberry, Jimmy Choo) e alcuni prodotti sicuramente compresi nel paniere Istat: maglie délavé da 129 euro, fuseaux cachemire e seta da 470 euro, borsetta rétrò da 990 euro, teiere da 80 euro, scarpine da neonato in cachemire da 109 euro e così via. Ma com’è chic il pauperismo… Io Donna