Ci sono personaggi e autori dei quali sentiamo parlare da secoli. Eppure c’è sempre qualcuno che trova una chiave per renderli attuali. Tipo Stefano Mannucci, che racconta Dante, il primo giornalista rock della storia.
Per non dire dei suoi ritratti, delle ambientazioni, dei ritmi: Caronte, con quella chioma scaruffata e il remo a mezz’aria per battere i dannati sulla riviera d’Acheronte, è un plausibile eroe dell’hard rock. La posa è la stessa di Pete Townshend o Jimi Hendrix quando sfasciano la chitarra contro l’amplificatore. Pier Delle Vigne pare un’opera provocatoria di Cattelan, Filippo Argenti che sguazza nella melma degli iracondi è buono per una nomination all’”Isola dei famosi”. Mentre il naufragio del temerario Ulisse viene praticamente ricalcato, (un plagio quasi letterale) secoli più tardi, nell’ultima pagina del “Moby Dick” melvilliano. Nell’ascesa paradisiaca, con i cieli occupati dai pianeti (il primo è la Luna, ma all’epoca andava così), da scintille, cerchi in moto vorticoso e colori abbacinanti, non puoi non leggerci un’avventura psichedelica, una Woodstock del Trecento, parole di Dante e musica dei Pink Floyd.