Se vi capita, leggete il pezzo di Gianni Mura (oggi su Repubblica, non online) che racconta il caos di ieri al Tour de France, spiegando perché resta a scriverne nonostante l’harakiri del ciclismo e perché le due ruote restano sempre una bella metafora della vita:
Questo ciclismo è perfetto come metafora della vita. Infatti è malato come può ammalarsi (o drogarsi) un amico o un parente. Proprio per questo ha bisogno di presenza (di attenzione, di vigilanza) e non di lontananza.