Quando senti le segreterie dei rettorati chiamare i giornali per avvertirti che sì quell’ateneo è proprio occupato e che in fondo al rettore non dispiace così tanto capisci che Ernesto Galli della Loggia ha proprio ragione:
…quest’anno il rito ha presentato delle novità su cui non sembra inutile spendere qualche parola. La principale riguarda il ruolo svolto da Presidi e Rettori di molti atenei. Pressoché dappertutto dove si è occupato ciò è avvenuto, infatti, non solo con il consenso, ma per l’impulso o comunque il sostegno più o meno forte ed evidente delle autorità accademiche. Occupazioni dall’alto, insomma, secondo un modello tipicamente italiano di «rivoluzione passiva». È l’indizio di una trasformazione importante all’opera nei vertici universitari. Anche qui, come già successo nella magistratura, in numerosi ordini professionali e in alcune amministrazioni dello Stato (per esempio quella degli Interni), complice la massiccia delegittimazione dei politici di professione, coloro che sono investiti di funzioni istituzionali tendono a non accontentarsene, a viverle alla stregua di qualcosa di temporaneo, considerandosi piuttosto come potenziali candidati permanenti a qualche incarico di tipo politico: tanto per cominciare un posto di sindaco, di senatore o di deputato.