Ieri Veltroni, molto impegnato a far vedere che è vivo e che lotta insieme a noi, c’è andato giù pesante. Però, è del tutto fuori strada quando, nella sua analisi, attribuisce tutte le storture del mondo italiano alla “cultura della destra” (nel polpettone delle disgrazie gli ingredienti principali sono due prodotti doc della cultura sessantottina: la fine della meritocrazia e la tendenza all’individualismo). Teorie a parte, il problema “pratico” è quello di cui scrive oggi Stefano Folli sul Sole 24 Ore:
È sacrosanto affermare che «un’altra Italia è possibile». Ma è un errore dire che «l’Italia è migliore della destra che la governa». La destra è stata votata in aprile da una consistente maggioranza di italiani, gli stessi a cui il Pd guarda nello sforzo di tirarli dalla propria parte. Riproporre il vecchio schema secondo cui l’Italia di sinistra è comunque migliore - moralmente, antropologicamente - dell’Italia di destra non è il modo ideale per fare proselitismo.
Che, poi, è il problema già sintetizzato, giorni fa dal Riformista, nel titolo “Vai da Lucignolo, non da Fazio”.
[PD - Il Sole 24 Ore - Semidiceviprima]