Inglesi sempre pronti a criticare. Comunque domani in edicola le critiche dell’Economist all’Italia. Siamo in «un lungo e lento declino». Dicono poi che il paese «e ancora ricco in tutti i sensi, ma a patto che vengano affrontate le necessarie e ineludibili riforme strutturali». Segue traduzione sintetica (il tutto e qui).
Competitivita - Siete lenti da 15 anni, piu o meno siete rimasti ai tempi di Pietro Mennea. Il costo del lavoro e alto, avete dei sindacalisti con le scarpette d’oro… ma l’avete visto come lavorano i cinesi? State messi come il Botswana, ma non sapete nemmeno dov’e.
Infrastrutture e ricerca - Spendete ancora troppo poco per formare una classe dirigente eppoi siete troppo mammoni: due trentenni su cinque stanno ancora a casa coi genitori. Se non altro e segno che a fine mese ci arrivate.
Governo - **Berlusconi ci sta sempre antipatico, gli dedicammo pure la prima pagina. Pero tocca ammetterlo: durera cinque anni e, come dicono quelle che vedono Sex & The City, la durata e pur sempre un pregio.
** Opposizione - **Magari Prodi vince anche, ma che riforme fara mai con nove partiti? Eppoi noi vogliamo un riformismo lacrime, sudore e sangue. Il duello con Berlusconi e una replica, ma ora hanno tutti e due dieci anni di piu: uno e tinto l’altro trapiantato, che futuro possono garantire? Meglio Fini e Veltroni: uno non e mai stato fascista, l’altro non e mai stato comunista. Ah, chi e quel bell’uomo sale e pepe?
** Banche - Banca Intesa, Unicredit, Sanpaolo Imi e Capitalia ci hanno sempre invitato alle loro feste e fanno gadget niente male. Fazio invece e antipatico: perché non se ne va?