Magdi Allam indaga sui media arabi e sul loro modo di dare le notizie in questo periodo: «Ebbene è tutt’altro che informazione obiettiva. Piuttosto è apologia e incitamento alla sovversione e alla violenza. Fatta direttamente da una televisione in grado di condizionare le menti e gli animi di decine di milioni di arabi». E ancora:
L’affinità ideologica tra gli ispiratori del terrorismo islamico e gli artefici dei media arabi si basa sulla condivisione di un radicato antiamericanismo e antiebraismo che si coniuga con la più assoluta relativizzazione del valore della sacralità della vita. Per cui la valutazione delle vittime e dei carnefici cambia a seconda della loro identità etnica, confessionale o politica. Il quotidiano ufficioso egiziano Al Ahram si limita a titolare in apertura «Ucciso il presidente del Consiglio di governo iracheno». Un linguaggio asettico che ritroviamo sulla prima pagina di Asharq al-Awsat , il più prestigioso quotidiano saudita: «Un gruppo sconosciuto rivendica l’uccisione del presidente del Consiglio di governo». Soltanto nel titolo del quotidiano libanese Al Hayat si accenna alla presenza del kamikaze, utilizzando tuttavia un termine neutro: «Attentatore suicida uccide il presidente del Consiglio di governo». Le parole «terrorismo» e «terroristi» non compaiono mai neppure nei servizi dei tre importanti quotidiani arabi. Quasi fossero tabù.
Corriere della Sera