Nel suo pluricitato (e ottimo) “L’ultima copia del New York Times”, Vittorio Sabadin cita un rapporto stilato da John Naughton, esperto di media dell’Observer. Incollo il riassunto di Giuseppe Culicchia:
I giovani del 2000, nel mondo globalizzato a Londra come a Varese, appartengono a un’altra specie rispetto a chi lavora nei giornali. Nati con Internet quando Nintendo lanciava il videogame Super Mario, andavano alle elementari mentre Tim Barners-Lee creava il World wide web. Alle medie usavano Google, Napster, Blogger.com. Al liceo l’iPod e Wikipedia. All’università Skype e YouTube. Il primo sms risale al ‘92. Amazon e eBay al ‘95. Hotmail al ‘96. Insomma: mentre i giornali affrontavano il calo delle vendite (in Inghilterra con l’adozione del formato tabloid da parte di testate quali l’Independent o il Times, in Italia col ricorso ai gadget, dai vhs ai dvd ai classici della letteratura), i giovani s’impadronivano delle nuove tecnologie creando e pubblicando contenuti, scaricando musica da iTunes e film da BitTorrent. Conclusione di Naughton: «I giovani sono il futuro e sono qui fra di noi. Non sono molto interessati a quello che facciamo e non posso biasimarli». Come dargli torto?
I lettori dei giornali invecchiano, i giovani s’informano in altro modo. Ecco, in Inghilterra sta succedendo la stessa cosa con il calcio. Il risultato è come cantava Elio: nessuno allo stadio.